Gregorio di Nazianzo (da L’amore dei poveri)

giustizia, Padri della Chiesa Scrivi un commento

Il lusso è sempre riprovevole

24. No, amici e fratelli, non diventiamo cattivi amministratori dei beni affidatici, per non sentire Pietro che ci dice: « Vergognatevi, voi che tenete le cose altrui, imitate l’equità di Dio e non ci sarà più nessun povero». Non affanniamoci ad accumulare e a custodire denaro, quando altri sono tormentati dalla povertà, perché non ci biasimi e non ci minacci severamente, da una parte, il divino Amos con queste parole: « Suvvia, voi che dite: Quando sarà passato il mese si potrà vendere, e il sabato per aprire i forzieri? » (Am 8, 5), eccetera, con cui minaccia la collera di Dio contro chi usa una bilancia grande e una piccola; dall’altra, il beato Michea: probabilmente anche lui biasima il lusso – poiché la sazietà genera l’arroganza -; l’indugiare effeminato sui letti di avorio, il cercare i profumi più raffinati, l’abbuffarsi con i più teneri vitelli degli armenti e dei più teneri capretti del gregge, l’applaudire al suono degli strumenti musicali, e ancor più il ritenere come stabile e salda qualcuna di queste cose; però, forse, non giudicava tutto questo tanto grave quanto l’insensibilità di questi gaudenti per la rovina di Giuseppe (cf Am 6, 4-6). Infatti, aggiunse questo all’accusa di sazietà. Ebbene questo ora non accada a noi, né siamo avidi di tali mollezze così da disprezzare anche la benignità di Dio, il quale aborrisce queste cose, anche se la sua collera non colpisce i peccatori immediatamente dopo la loro colpa.

Imitazione di Dio

25. Imitiamo la suprema e prima legge di Dio, che fa piovere sui giusti e sui peccatori e fa spuntare il sole ugualmente su tutti (cf Mt 5, 45); per tutti i viventi dispiegò la terra libera, le sorgenti, i fiumi, le foreste e l’aria agli uccelli e l’acqua a tutti gli animali acquatici. A tutti distribuì con abbondanza i mezzi di sussistenza senza assoggettarli al dominio di nessuno, né limitarli con qualche legge, né separarli con confini, ma li pose a disposizione di tutti in abbondanza, senza che per questo fossero bisognosi, onorando con l’uguaglianza del dono la pari dignità e manifestando la ricchezza della sua benignità. Gli uomini, invece, non appena hanno sotterrato oro e argento, vesti finissime e superflue, gemme splendenti e altre cose simili, che sono sintomi di guerre, di ribellione e del sorgere della tirannia, stolti alzano la fronte, chiudono ogni sentimento di compassione ai loro simili colpiti da sventure, non sono disposti ad andare in aiuto alle loro necessità neppure con il superfluo (oh mancanza di educazione! oh sventura! ); non riuscendo neppure a pensare che povertà e ricchezza e libertà (così noi la chiamiamo) e schiavitù e gli altri nomi del genere sopravvennero al genere umano solo più tardi, quali comuni infermità piombando insieme con il peccato, dal quale furono inventati.

Uguaglianza originaria di tutti gli uomini

[..] Colui che in principio creò il primo uomo, lo lasciò libero e padrone di sé, sottomesso esclusivamente alle leggi del suo comandamento e ricco nelle delizie del paradiso; dotò del medesimo dono anche il resto del genere umano, di sua volontà, per mezzo del primo unico seme. Libertà e ricchezza consistevano solamente nell’osservanza del comandamento; la vera povertà e la schiavitù nella trasgressione di esso.
26. Ma appena iniziarono invidie e discordie e la ingannatrice tirannia del serpente, che non cessa mai di sedurci con la lusinga del piacere e di aizzare i prepotenti contro i più deboli, l’unica stirpe umana si divise assumendo denominazioni diverse, e l’avarizia infranse la nobiltà della natura tirando dalla sua parte anche la legge per stabilire il predominio. Tu invece guarda all’uguaglianza originaria e non alla divisione ultima, non alla legge del più potente ma a quella del Creatore. Aiuta la natura, in base alle tue forze, rendi onore all’antica libertà, rispetta te stesso, nascondi l’ignominia della tua stirpe, tu che sei sano e ricco soccorri la malattia, conforta la miseria dell’infermo e del povero; tu che non hai inciampato (soccorri) chi si è sfracellato cadendo; tu che sei lieto (conforta) chi è triste; tu che sei nell’abbondanza (soccorri) chi geme nella sventura. Dimostra a Dio, in qualche modo, la tua gratitudine, perché sei uno di coloro che possono compiere il bene, non uno di coloro che hanno bisogno di essere beneficati, perché tu non devi guardare le mani altrui, ma altri guardano le tue. Fa’ in modo di non essere ricco solo di beni materiali, ma anche di pietà; non solo di oro, ma anche di virtù, anzi di questa soltanto. Fa’ consistere la tua superiorità sul prossimo mostrandoti più benigno; sii un Dio per l’infelice, imitando la misericordia di Dio.

(tratto da L’amore dei poveri, PG 35)

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