Giovanni Crisostomo (da Omelia seconda sulle parole di David)

giustizia, Padri della Chiesa Scrivi un commento

Il lusso genera ladri

Che cosa vuole essere la briglia d’oro, che adorna il cavallo? In che modo troverai comprensione e perdono, tu che bardi oltre il necessario un animale, che non si rende conto neppure della tua liberalità; (per lui, oro e piombo è la medesima cosa!), e non vedi Cristo che patisce la fame e non gli somministri neppure l’indispensabile? Perché non ti degni, essendo uomo, di frammischiarti con gli uomini, e nel centro della città vai in cerca dell’isolamento, e non rifletti che il tuo Signore mangiava con i pubblicani (cf Mt 9, 11), si fermava a parlare con una prostituta, fu messo in croce in compagnia dei ladroni (cf Lc 23, 33; Gv 19, 19), si confondeva con gli uomini? Sei tanto schiavo del tuo orgoglio, della tua arroganza, da perdere anche la natura di uomo? Ecco il motivo per cui da noi si trascura tanto l’elemosina, si fa a gara nella cupidigia, si diventa crudeli e disumani! Per forza! Quando metti le briglie d’oro al cavallo, la collana d’oro allo schiavo, incastoni le pietre tra foglie d’oro, vuoi pelli dorate in casa e oro sulle vesti, oro sulle cinture e sui sandali; quando ti crei tutte queste esigenze malvagie per soddisfare le tue insaziabili voglie e per pascere la più crudele delle belve, cioè la cupidigia, allora spogli gli orfani, denudi le vedove, e vai in giro come il nemico comune a tutti. Ti condanni a una fatica inutile e intraprendi una corsa senza raggiungere un buon traguardo. Che significato ha il tuo schiavo barbaro, carico d’oro? Che guadagno ne trai? Quale profitto per l’anima? Quale vantaggio per il corpo? Quale utilità per la casa? Tutto il contrario: spese fuori posto, sperperi irragionevoli, incentivi alla lussuria, scuola di malizia, occasioni di prodigalità e di dissolutezza, corruzione dell’anima, via che conduce a numerosi mali. E i letti tenuti insieme con argento e sbalzati d’oro, e l’oro che luccica dagli sgabelli e dai catini, e l’allegria smodata, che giova tutto questo a migliorare la tua vita? Hai forse reso migliore te o tua moglie o qualche altro della tua casa? Così si spiegano tanti ladri e tanti scassinatori! Questo è il motivo per cui gli schiavi fuggono! Da qualsiasi parte guardino possono ammirare lo scintillio dell’argento, che accende nel loro animo il morboso istinto del furto. Se tu che sei libero e hai in grande considerazione la tua nobiltà, vedendo sulla piazza il luccicare dell’argento, senti lo stimolo della cupidigia, assai più dello schiavo. Dico questo non per giustificare gli schiavi fuggitivi e simili delinquenti, bensì per ammonirvi a non offrire loro l’esca di tali istinti morbosi. Qualcuno dirà: Ma allora dove metteremo le ricchezze? Le seppelliremo sotto terra? No! Se vorrai accogliere il mio consiglio, ti dirò in quale modo potrai rendere fedele lo schiavo fuggiasco.

I poveri sono i migliori custodi delle ricchezze

3. La ricchezza è appunto uno schiavo fuggiasco, che oggi va da uno e domani da un altro; non fugge da solo, ma in compagnia, in quanto spesso coinvolge nella fuga coloro che gli fanno la guardia. In che modo sarà trattenuto questo fuggitivo? Precisamente al contrario degli altri fuggitivi. Questi rimangono se vengono custoditi: la ricchezza custodita scappa; sparsa, rimane. Quel che dico ti sembra strano? Impara dagli agricoltori. Se ammucchiano grano e lo tengono chiuso dentro casa, è come se lo esponessero alle tarme e ai vermi, che lo consumano; invece, se lo spargono nei campi, non solo lo conservano, ma lo moltiplicano anche. Così le ricchezze: se rimangono chiuse negli scrigni, sigillate con porte e chiavistelli, o sepolte sotto terra, scappano; invece se, come il contadino semina il grano nel campo, le spargi nello stomaco dei poveri, non solo non scappano, ma si moltiplicano. Ora che lo sai, non affidare le tue ricchezze a uno schiavo, affidale invece alla custodia di numerose mani: a quelle delle vedove, degli orfani, dei mutilati, dei carcerati. Tenute da tante mani, non potranno fuggire, ma saranno custodite sicuramente e aumenteranno. Che cosa lascerò ai miei figli? Non ti costringo a spogliarti di tutto. Però anche se ti privassi di tutto, faresti diventare più ricchi i tuoi figli lasciando loro, al posto del denaro, la protezione di Dio, la ricchezza che proviene dall’elemosina, un gran numero di protettori fra gli uomini. Questo è il punto: come odiamo gli avari, anche se non ci hanno fatto nessun torto, così rispettiamo e amiamo coloro che sono generosi nei confronti dei poveri, pur senza godere della loro liberalità, e non solo essi, ma anche i loro figli. Pensa quale onore per i tuoi figli vedere che tanta gente li ama e sentirai dire da tutti, se la tua ricchezza viene spesa per il sostentamento degli indigenti: Ecco il figlio di un uomo liberale e generoso!

Il lusso non è giustificabile

Eppure tu abbellisci invano un essere insensibile – insensibile, infatti, è la pietra anche se la copri di numerosi talenti d’oro -; invece non condividi con una creatura sensibile e divorata dalla fame, neppure il nutrimento indispensabile. Ma quando si vedrà quel terribile tribunale e i torrenti di fuoco, e dovremo rendere conto delle nostre azioni, che cosa risponderai a discolpa di tanta viltà, di tanta stoltezza, di tanta durezza, e di tanta crudeltà? Quale scusa plausibile addurrai? Ciascuno ha uno scopo, una ragione per quello che fa. Per esempio: se al contadino domandi conto del suo operato, ti risponderà perché ha aggiogato i buoi, perché ha scavato i solchi, perché ha guidato l’aratro; il mercante ti dirà per quale ragione ha messo in mare la nave, ha ingaggiato gente a giornata, ha impiegato i capitali; l’architetto e il calzolaio, il fabbro e il fornaio, e qualsiasi altro artigiano, ti diranno la ragione e il perché del proprio lavoro. E tu che ricopri d’oro il letto, che copri d’oro il cavallo e la pietra, se dovrai rendere conto di tutto ciò che ragione addurrai? in quale modo ti giustificherai? Il sonno, forse, con un letto del genere, diventa più dolce? Sicuramente non puoi dirlo: anzi, se bisogna dire una cosa strana, diventa più molesto perché le preoccupazioni si moltiplicano e cresce l’ansietà. A causa dell’oro, sarà più solida forse la costruzione? No! Il cavallo, sarà migliore per le briglie che porta? oppure lo schiavo? Tutto il contrario anche in questo caso. Perché dunque vi dimostrate così sciocchi? Rispondete che, facendo così, vi procurerete una gloria incomparabile. Fin dall’inizio del discorso, non hai ascoltato che tutto questo non è gloria per l’uomo, ma, al contrario, è ignominia e disonore, motivo di accusa e di ridicolo? Sorgono invidie, calunnie e guai infiniti; e quanto più stabili sono i possedimenti, tanto più a lungo dura l’accusa: i palazzi mastodontici e lussuosi stanno là come terribili accusatori, che parlano anche dopo la morte dei padroni. Il corpo viene consegnato alla terra, ma la vista di quegli edifici non permette che, insieme con il cadavere, venga sepolto anche il ricordo della cupidigia; chi passa e contempla l’altezza e l’estensione di quel palazzo splendido e grande, dice dentro di sé oppure al proprio vicino: Quante lacrime è costato questo palazzo! quanti orfani spogliati! quante vedove danneggiate ingiustamente! quanti operai defraudati della mercede! Ti accade proprio il contrario di quello che vorresti: mentre in vita brami la gloria, neppure dopo la morte sfuggi agli accusatori: come una colonna di bronzo, quel palazzo porta il tuo nome e fa sì che anche quanti ti videro in vita, ti coprano di ogni sorta di vituperi.

Tutto è comune a tutti

4. Poiché, dunque, da questa ambizione fuori posto non c’è nulla da guadagnare, carissimi, fuggiamo questo malanno e non diventiamo più bestie delle bestie. Esse hanno tutto in comune: la terra, le sorgenti, i pascoli, i monti, le selve, e nessuna ha qualcosa più dell’altra; invece, essendo uomo, l’animale più mansueto e più benigno, diventi più feroce di una belva, quando rinchiudi in una sola casa quanto basta per nutrire migliaia di poveri. E noi abbiamo in comune non soltanto la natura, ma anche altre cose di gran lunga superiori alla nostra natura: il cielo, il sole, la luna, tutti gli astri, l’aria, il mare, il fuoco, l’acqua, la terra, la vita, la morte, l’adolescenza, la vecchiaia, le malattie, la salute, il bisogno di cibo e di vesti. Anche le cose spirituali sono in comune: la santa mensa, il corpo del Signore e il sangue prezioso, le promesse del Regno, il lavacro della rinascita, la purificazione dei peccati, la giustizia, la santificazione, la redenzione, i beni ineffabili che «occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo» (1 Cor 2,9). Non è dunque assurdo che proprio noi, mentre siamo legati a vicenda da tanti beni, nella natura e nella grazia, nella promessa e nelle leggi, in fatto di denaro, siamo così avari e non sappiamo conservare la medesima uguaglianza, ma quanto a crudeltà siamo superiori agli animali? Nondimeno, dopo breve tempo, dobbiamo lasciare questi beni, e non solo lasciarli, ma incorrere a causa di essi, nel rischio eterno?

(tratto da Omelia seconda sulle parole di David “Non temere quando un uomo diventa ricco”, PG 55)

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